Che il “lavoro degno per tutti” non resti un’intenzione di preghiera

Un articolo di VaticanNews, pubblicato ieri (5 maggio 2025), sull’intenzione di preghiera per il mese in corso, rilancia un messaggio – scontato e reiterato – sull’ interconnessione della dignità del lavoro con quella del lavoratore.
Nel titolo: «”Un lavoro degno per tutti”, il messaggio degli ultimi tre Papi» la sintesi perfetta del memorandum erga omnes, cardine della dottrina sociale della Chiesa, che non ammette trasgressioni tanto più in ambito ecclesiale, dal quale si levano richiami – doverosi ed opportuni, anzi che no – nei casi non infrequenti di violazione e/o di una qualsiasi umiliazione di quello che è un diritto fondamentale dell’uomo.
“Messaggio degli ultimi tre Papi” al Papa che verrà (dal conclave che si aprirà domani), mi permetto di aggiungere con cognizione di causa, che mai avrei immaginato di dover sperimentare.
Non amando ripetermi, ribadisco quanto scritto su queste (ed altre) pagine fino all’ultima virgola. Perché la morte non annulla la gravità di atti irresponsabili né – men che meno – ne cancella le conseguenze e ne sana le ferite inferte.
Che tale messaggio non resti un’intenzione di preghiera, affidata – non per la prima volta, e come per altri motivi di intercessione – alle orazioni dei fedeli e all’intervento divino, di cui – beninteso – non intendo affatto negare l’efficacia.
Intendendo, invece, allontanare quell’impressione che non di rado mi è stata trasmessa – con parole per il mio sentire inadatte e sbrigative – della chiamata in causa del Signore a risolvere ogni questione controversa e ad emendare gli irresponsabili e gli incapaci da mancanze – più o meno inconsapevoli – e/o omissioni, in sostituzione degli incaricati di compiti specifici, nei vari ruoli e ai vari livelli dirigenziali.
Maria Michela Petti
06 maggio 2025