Dal punto di vista…papale

6 December 2021 0 By EH(?)

Il papa ha dichiarato di aver accettato «non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia» le dimissioni presentate dall’arcivescovo di Parigi, mons. Aueptit, ammettendo di ignorare la gravità delle accuse mossegli. Perché – ha precisato – «quando il chiacchiericcio cresce, cresce, cresce e ti toglie la fama di una persona, no, non potrà governare perché ha perso la fama non per il suo peccato, che è peccato – come quello di Pietro, come il mio come il tuo – ma per il chiacchiericcio delle persone».
Tale dichiarazione surrettizia che apre un mondo di interrogativi e richieste, già più volte avanzati e mai soddisfatti, è calata – oggi 6 dicembre – dalle… nuvole. Sì, stricto sensu.

Precisamente: nel consueto dialogo con i giornalisti, durante il volo di ritorno dal viaggio a Cipro e in Grecia, in risposta alla domanda rivoltagli dalla corrispondente per “Le Monde” circa la “fretta” della sua decisione, resa nota proprio all’inizio della “due-giorni” nell’isola del Mediterraneo.
Prima della succitata motivazione, che mi suona alquanto stiracchiata e sbrigativa, da par suo – frettolosa, per restare alla parola pronunciata dalla giornalista – il papa ha tenuto una lezioncina su “peccati” più e meno gravi, secondo il suo metro di giudizio, e sui “peccatori”, muovendo da un suo dubbio rimasto sospeso al punto interrogativo con il quale lo ha introdotto.

«Cosa ha fatto lui di così grave – si è chiesto – da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto?»
«Non lo sappiamo… problema di governo o altra cosa» è stata la laconica ammissione, tentando poi un’arzigogolata spiegazione della non-risposta nel merito del quesito posto.
«E se non conosciamo l’accusa – ha detto – non possiamo condannare… Prima di rispondere io dirò: fate le indagini eh, perché c’è pericolo di dire: è stato condannato. Chi lo ha condannato? L’opinione pubblica, il chiacchiericcio… non sappiamo… se voi sapete perché ditelo, al contrario non posso rispondere».

Ma: davvero il papa crede che l’accettazione da parte sua, per di più con “tanta fretta”, delle dimissioni sia una prova di impossibilità di rispondere? E che sia compito dei giornalisti – e non un suo preciso dovere – fare delle indagini accurate su “casi” controversi e spinosi? Addebitando, poi, all’opinione pubblica la responsabilità di ogni “condanna”, emessa non si sa a nome e per conto di chi, senza un’indagine previa da parte di chi finisce col ratificarla sulla base del tanto deprecato “chiacchiericcio”?

Inoltre: si può escludere che l’opinione pubblica, accusata in conclusione di aver svolto l’improprio ruolo di giudice di ultima, se non unica, e decisiva istanza, non sia stata indotta a farlo o, nel migliore nei casi, le sia stata lasciata facoltà di farlo, per opportunismo e/o per incomprensibili, quanto meschini, intrighi?
Opinione pubblica, spesso e volentieri condizionata da oscuri manipolatori emotivi, che si trasforma in paravento di malefatte da insabbiare e, nello stesso tempo, strumento per il raggiungimento di obiettivi prefissati; primo fra tutti quello di far perdere “la fama di una persona”, e «non per il suo peccato», stroncandone l’esistenza stessa. Nell’imperdonabile dimenticanza personale e collettiva che la dignità di ogni essere umano è sacra e dovrebbe essere inviolabile, stando anche ai ripetuti richiami in tal senso, che – al dunque – si rivelano pura e semplice retorica.

Maria Michela Petti
06 dicembre 2021