Giornata mondiale dei diritti umani

10 December 2019 5 By EH(?)

«Dove non c’è rispetto per i diritti umani – dico i diritti inalienabili, inerenti all’uomo in quanto è uomo –, non ci può esser pace, perché ogni violazione della dignità personale favorisce il rancore e lo spirito di vendetta».

(Papa Giovanni Paolo II)

Una data consacrata alla memoria
di mancanze che sono offese
alla natura stessa e all’intelligenza
dei membri della medesima cerchia
che, da un capo all’altro del mondo-paese,
celebrano un rituale convenzionale di appartenenza
a quella stessa classe di abusati
quotidianamente trascurati
nella per lo più generale indifferenza.

Una giornata sola per ricordare
e il pensiero corre altrove,
a casi lontani dall’io
troppo preso da sé per ascoltare
il lamento che non commuove
di un’umanità più vicina strangolata dal laccio
di ogni potere che si fa forte
di convinzioni distorte
da insospettabile ipocrisia.

Intanto…ci si sente in pace:
il copione ogni anno si rispetta
e…tutto tace.

Maria Michela Petti, 2019

«Se la buona fede basta a giustificare la coscienza personale di chi dà il comando, non basta a far tranquilli sulla bontà di esso coloro che ne vengono impegnati per obbedienza».

(Primo Mazzolari)

«Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle iniquità sociali e personali è così grave che non basta un gesto di carità ordinaria a perdonarle».

(Papa Giovanni XXIII)

Polvere di suggestioni

Lentamente, ma anche non troppo,
affiora la cruda e pura verità
a lungo repressa dall’iniquità
della polvere di un intoppo,
nello sproposito del potere
di menzogne millantate
come perle coltivate
al riparo di ogni contaminazione,
in realtà senza ritegno propagate
nell’abitudine a mentire,
senza il benché vago cenno
di vergogna nel contraddire
l’altrettanto abituale replica
di principi di indubbio senno
dal fascino patinato
in un’indecenza senza limiti.,
E come per l’attrazione
dello spettacolo di ombre cinesi,
infranto l’incantesimo dei sottesi
giochi con i favori della penombra,
quando – infine – si spegne il fascio
di luci, nel disincanto della normalità,
altro non resta che l’assenza di un trucco
nella presa d’atto dell’inganno di una suggestione.

Maria Michela Petti, 2019

Per rimanere uomini liberi spiritualmente bisogna vivere nella verità. Il vivere nella verità è dare testimonianza fuori di noi, è ammetterla e rivendicarla in ogni situazione.
La verità è immutabile. La verità non si fa distruggere con questa o quell’altra legge, con questa o quella decisione.
In questo consiste, in linea di massima la nostra schiavitù, nel fatto che ci arrendiamo alla menzogna, che non la smascheriamo e non protestiamo contro di lei quotidianamente. Non la correggiamo, tacciamo, oppure fingiamo di crederle. E così viviamo nel l’ipocrisia. La testimonianza coraggiosa dell verità è la strada che conduce direttamente alla libertà. L’uomo che da testimonianza di verità è un uomo libero, anche se in condizioni di costrizione esterna, anche in un campo o in una prigione.lun 19:53″La verità non può essere creata come risultato di votazioni. Un’affermazione o è vera o è falsa.
La verità può solo essere trovata, ma non prodotta…

L’unanimità morale, secondo la concezione classica del Concilio, non possiede il carattere di una votazione, ma il carattere di una testimonianza.

Se uno ha chiaro questo punto, non ha più bisogno di dimostrare perché una conferenza episcopale (la quale per di più rappresenta un ambito molto più limitato di un Concilio) non può votare sulla verità…

Conosco vescovi che confessano in privato che avrebbero deciso diversamente da quanto fatto in Conferenza, se avessero dovuto decidere da soli. Accettando la legge del gruppo, hanno evitato la fatica di passare per “guastafeste”, per “attardati”, per “poco aperti”. Sembra molto bello decidere sempre “insieme”. In questo modo, però, rischiano di perdersi lo “scandalo” e la “follia” del vangelo, quel “sale” e quel “lievito” oggi più che mai indispensabili per un cristiano (soprattutto se vescovo, dunque investito di responsabilità precise per i fedeli) davanti alla gravità della crisi”.

Joseph Ratzinger – Rapporto sulla Fede, 1985