San Giuseppe per Ratzinger – Non solo una sua Statua

19 Marzo 2025 0 Di EH(?)

Joseph Ratzinger, nel percorso terreno e nell’intensa attività al servizio della Chiesa, si è lasciato ispirare dall’ operosità silenziosa del Santo di cui portava il nome, sempre fiduciosamente abbandonato al Suo abbraccio protettivo come il Bambino Gesù.

Abbraccio modellato nella Statua che, nella modestia della dimensione, riflette un tratto innato della sua personalità e davanti alla quale si raccoglieva in preghiera nelle cappelline private e poi in quella del Monastero Mater Ecclesiae, nei Giardini Vaticani, dove si era ritirato dopo la storica rinuncia del 2013 e dove ha trascorso gli ultimi anni di vita fino al 31 dicembre 2022.

Quella Statua (in Foto al presente Post) – dalla quale il Papa teologo non si era mai separato – è stata donata dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI alla Basilica Parrocchiale di Sant’Andrea delle Fratte di Roma, dove è esposta dal 19 marzo 2024 nella terza cappella laterale sinistra, dopo quella dedicata alla Madonna del Miracolo che ricorda l’apparizione mariana del 20 gennaio 1842 all’ebreo Alphonse Marie Ratisbonne, seguita dalla sua conversione al cattolicesimo.

In questo luogo sacro, per l’intreccio di richiami essenziali per me, ed ogni volta che avverto l’intimo bisogno di inginocchiarmi idealmente presso l’altare della Cripta del Protettore della mia Amalfi, alla ricerca di serenità, trovo ristoro a pensieri inquietanti per cause accidentali.

E, fissando la statua di San Giuseppe (di cui sopra), cerco di penetrare il profilo dell’“uomo nuovo” che in Lui riconobbe e additò a modello Benedetto XVI, imitandolo nella tenerezza dei gesti, nell’adempiere i doveri del proprio stato, senza enfatizzare il profilo personale, rimasto sempre identico a sé stesso nella sua semplicità signorile. In fedeltà al ministero petrino assunto e assolto per cooperare al piano di salvezza delle anime, lontano dalle luci della ribalta e dalla tentazione di porre la sua persona al centro della scena pubblica e dell’attenzione mediatica.

Ministero esercitato dal Papa tedesco tenendo fede all’impegno dichiarato nel corso dell’omelia del 24 aprile 2005, durante la celebrazione in Piazza San Pietro per il suo inizio. «Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia».

Atto di totale affidamento ribadito in varie occasioni. Come all’Angelus del 19 dicembre 2010 incentrato sulla figura di San Giuseppe: «in lui – affermò Papa Ratzinger – si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza».

In Lui la fonte e la realizzazione di ogni progetto di bene per l’umanità fino al conseguimento di ciò che ha promesso, senza tradire le attese di chi crede e spera.

Ed io che rientro nella schiera dei credenti che ascoltano più volentieri i maestri se sono anche testimoni – come avvertiva San Paolo VI (anche in “Evangelii nuntiandi”, n. 41) – per averlo constatato oltre tutto da posizione di prossimità, conservo il ricordo prezioso di Benedetto XVI quale testimone fedele della Parola annunciata e difesa, e dell’operosità silenziosa al servizio del Corpo di Cristo, nel pieno rispetto di ognuno e di tutti i fratelli, in primis dal primo all’ultimo dei collaboratori in ogni mansione nella Sede Apostolica.

Dando concretezza alla presentazione che aveva fatto di sé, affacciandosi alla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, dopo l’elezione al soglio pontificio il 19 aprile 2005: «sono un semplice e umile operaio nella vigna del Signore».

Maria Michela Petti
19 marzo 2025