«È la stampa, bellezza!»

6 Marzo 2022 1 Di EH(?)

Mi ha immediatamente collegata alla celebre battuta finale del film “Deadline – U.S.A.” (“L’ultima minaccia”,1952) pronunciata da Ed Hutcheson (Humphrey Bogart) – nella versione completa: «È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!» – con il raccordo inevitabile alla legge del contrappasso, per le condizioni date e note, il commento de “Il Sismografo” inequivocabile fin dal titolo seguente dato alla notizia di ieri, 4 marzo:

“La condanna a 4 anni e mezzo di carcere per abusi sessuali e di autorità del vescovo argentino Gustavo Zanchetta, molto amico di Francesco, è un duro colpo per il Pontefice”.

Va tenuto presente che si tratta di un articolo pubblicato da un sito di informazione para-vaticano, diretto dal dott. Badilla, tutt’altro che ostile nei confronti del pontefice regnante, fedele alla Chiesa, al Papa e alla Santa Sede, con un passato lunghissimo al servizio della comunicazione presso la Radio Vaticana. Ben a conoscenza, peraltro, delle dinamiche e delle questioni riguardanti l’“ambiente”, e osservatore particolarmente attento delle vicissitudini ecclesiali degli ultimi tempi, che non risparmia le “critiche” dovute per rispetto della verità – ha tenuto a precisare in più di un’occasione – rivendicando la legittimità dei suoi frequenti “richiami” ai pastori relativamente all’ ortodossia ministeriale e magisteriale, e ai giornalisti riguardo alla deontologia professionale.

Proprio il rapporto di Bergoglio con gli operatori dell’informazione è stato approfondito in un articolo redazionale, pubblicato da “Il Sismografo” il 6 febbraio scorso, alla vigilia della partecipazione del papa al programma televisivo “Che tempo che fa”. «Al Pontefice argentino – vi si legge, tra l’altro – piace la sua iconografia mediatica e sa gestirla con abilità e tempestività» e anche nei non infrequenti “passaggi” critici – determinati da imprecisioni linguistiche per «problemi che ha con la lingua italiana», dalle “aggiunte a braccio” specie su “materie polemiche e divisive” – «lo ha sempre aiutato il fatto che la stragrande maggioranza della stampa è ‘Bergoglio friendly”».

Stampa che non ha perso, mai, fino ad oggi, il filo della narrazione a senso unico e legata a filo doppio nella mitizzazione di un papa che «è il public relation di sé stesso», non esitando ad imbastire processi mediatici ai danni di soggetti destinatari di decisioni arbitrarie assunte da Bergoglio, anche sulla base di “voci” provenienti dal sottosuolo delle “sacre [si fa per dire] Stanze”, e pure prive di riscontri a mai formalizzati “capi di accusa”.

Mi riferisco – se non lo si fosse capito – al “caso Hasler”.

Ed oggi non può non suscitare clamore la vicenda giudiziaria di un prelato argentino, mons. Gustavo Zanchetta, che ha goduto dell’“assistenza spirituale” da parte di Bergoglio, fin dagli anni del suo ministero episcopale a Buenos Aires… e non solo… avendolo nominato vescovo pochi mesi dopo la sua elezione al Soglio Pontificio, nonostante le “voci” che circolavano già sul suo conto.

Ma: nel corso di questi quasi nove anni di pontificato, chi si è interessato seriamente delle “cronache” pontificie, ha avuto modo di conoscere il metro di giudizio del papa anche relativamente al “chiacchiericcio”, ossessivamente stigmatizzato, e all’uso strumentale che ne fa, nonché l’uso dei classici due pesi e due misure nell’emettere “condanne” inappellabili.

E, così: come si potrà verificare leggendo gli articoli ai links di seguito, l’ex vescovo di Orán – che aveva lasciato la diocesi, peraltro con le casse disastrate, dopo appena quattro anni di esercizio episcopale, e con motivazioni risultate poi false – ha continuato a godere della protezione e dei favori di Bergoglio. Che, peraltro, ha difeso a spada tratta la sua “innocenza”, anche dopo che gravi segnalazioni sul suo conto gli erano pervenute dalla Nunziatura, arrivando persino ad accoglierlo in Vaticano e ad assegnargli l’incarico creato ad hoc di assessore dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa).

Ieri i giudici del Tribunale di Salta hanno condannato a quattro anni e mezzo di carcere mons. Zanchetta, per “abuso sessuale semplice, continuato, ed aggravato dal fatto che l’autore fosse il ministro di un riconosciuto culto religioso” ai danni di due ex seminaristi, disponendone l’arresto immediato per il pericolo di fuga e la registrazione “nella Banca Dati Genetici”, una volta passata in giudicato la sentenza. Mentre ancora nulla si sa del processo canonico avviato in Vaticano, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ritenuto ad un certo punto – per le denunce pervenute di maltrattamento e abuso di potere – “necessario” dallo stesso papa che, poi, ne aveva dato notizia nel corso di una intervista del maggio 2019 alla vaticanista messicana di Televisa.

Oggi, non può non suscitare un certo effetto – a me lo ha fatto – il rilievo dato dalla comunicazione massmediale e online al rapporto di “amicizia” intercorso fra condannato e papa, con gli atti di favoritismo compiuti dal pontefice e le ricadute negative, in primis sulla Chiesa data la natura dell’abuso che ha portato alla condanna in oggetto e che è parte determinante della crisi in cui versa la medesima Istituzione, arrivata al punto di non ritorno con gli scandali scoppiati negli ultimi anni. E: non senza effetti indesiderati per lo stesso Bergoglio, con il conseguente danno all’immagine promossa in prima persona, in collaborazione con spin doctors impegnati soprattutto nel settore dei mass-media e con i giornalisti “con l’elmetto”, in prevalenza italiani.

La condanna – si evidenzia nell’articolo de “Il Sismografo”, segnalato di seguito al primo link – «è un duro colpo per il Papa non solo per il suo ministero ma anche per la sua persona. Certo, il Santo Padre non c’entra nulla con i reati puniti e neanche con la condotta di Zanchetta. Eppure questa notizia non risparmierà a Francesco molti problemi d’immagine, di amplificazione mediatica, che sono terreni che a lui piacciono per il suo ministero e magistero. E perché? Perché il Papa è entrato in questa vicenda quando avrebbe dovuto fare diversamente. Ha fatto errori importanti come per esempio nominare Zanchetta vescovo di Orán (23 luglio 2013) quando il presbitero era piuttosto “chiacchierato”» e perché «ha sempre protetto mons. Zanchetta».

Chissà se si registreranno nell’entità paventata i contraccolpi di quest’altra, misera, vicenda o se l’”abilità” comunicativa di Bergoglio riuscirà a consolidare il feeling con giornalisti e scrittori, che lo ha agevolato notevolmente nel conseguimento e mantenimento, fin qui, dell’alto indice di gradimento e consenso popolare.

Feeling che mi ha ispirato la presente filastrocca tenuta in serbo da alcuni mesi.

Amore viscerale

Stampa, stampa delle mie brame
chi è il più in gamba del certame?

A una voce: Vossignoria illustrissima, Sire!
E noi non possiamo far altro che applaudire.

Ma: se di me tenteranno di fare strame,
nevvero? ne farete un attento riesame.

Senza alcun dubbio; sotto il Suo controllo
non paventiamo un improbabile crollo.

Grazie, miei adorati compagni d’ avventura.
Sognando, sognando, cresceremo a dismisura.

Occhio alle trame!
Per non spezzare il legame.

Stampa, stampa, adorato ammore,
“Tenimmoce accusì: anema e core”.

Maria Michela Petti
05 marzo 2022

https://ilsismografo.blogspot.com/2022/03/vaticano-la-condanna-4-anni-e-mezzo-di.html

https://ilsismografo.blogspot.com/2022/02/argentina-venerdi-25-primo-verdetto-sul.html