“L’abuso distrugge sempre”

6 Settembre 2022 0 Di EH(?)

Potrebbe mai qualcuno dissentire da questa affermazione pronunciata dal papa durante una lunga intervista (l’ennesima) rilasciata per l’emittente televisiva portoghese TVI/CNN, andata in onda nella serata di ieri, 5 settembre?
È stata questa frase a darmi l’input alla scrittura del presente Post, per il quale non avrei potuto trovare un titolo più calzante di quello scelto.

Stamane, la lettura dell’intervista integrale, nella traduzione con il servizio Google, mi ha offerto un’ulteriore conferma delle riflessioni che vado maturando giorno dopo giorno e avvalorate anche dai lanci giornalistici, parziali, che l’avevano anticipata, relativi proprio al tema degli abusi (con un particolare riferimento a quelli di natura sessuale), peraltro di quotidiana attualità sotto il papato in atto.
E, cioè che, tutto resti confinato nel refrain sentito e letto, ripetuto ad ogni piè sospinto nel corso di questi anni.
In sintesi: con il pur ampio ragionamento sull’argomento – di cui riporterò citazioni salienti, di seguito – il papa non è andato oltre la stringata dichiarazione di essersene assunta la responsabilità e la reiterata promessa di “tolleranza zero”, riducendo alla presa coscienza della gravità del problema “dopo l’esplosione di Chicago”, avvenuta “al tempo del cardinale Law”, senza precisare come si concretizzerà quel “non può continuare” nel sacerdozio un riconosciuto “abusatore”.

A tal proposito, in una Nota pubblicata ieri sul far della sera – a cura della Redazione de “Il Sismografo”, sito para vaticano, noto per la fedeltà alla Chiesa e al papa – è stata sollecitata la codificazione “di una regola scontata ma mai accettata” che dovrebbe essere a conoscenza dei candidati al ministero sacerdotale. «Una regola che non può essere violata senza sanzione. Non è solo prevenzione – si sottolinea – È anche coerenza e trasparenza nella formazione sacerdotale».
Richiesta pertinente, che richiede un interessamento non più procrastinabile, date le dimensioni del fenomeno che affiorano da un capo all’altro del pianeta, con dati allarmanti.

«L’abuso distrugge sempre». Non c’è dubbio.
Asserzione di un dato di fatto, nel suo carattere generale, e senza alcuna limitazione. “Sempre” ha un significato chiaro e inequivocabile.

Noi tutti, in famiglia, anche se in misura diversa da un membro all’altro, portiamo sulla nostra pelle i segni della “distruzione” causata da un abuso… di potere. E sulle nostre spalle il peso delle sue conseguenze, che giorno dopo giorno diventa sempre più insostenibile. Eppure: contraddicendo le tante belle parole pronunciate da ogni pulpito, si procede sulla strada dell’indifferenza e della noncuranza, intrapresa cinque anni e mezzo fa, senza nemmeno che ci siano stati risparmiati inviti inopportuni (su cui non mi dilungo esclusivamente per amor di Dio) e qualche “incursione” sorprendente. Mi riferisco a chi, ecclissatosi nell’immediatezza del fatto (da me portato alla sua conoscenza), con un’insistenza sospetta – qualche mese fa – ha tentato di riallacciare un contatto. E, al rifiuto, incurante della gravità del dramma vissuto da Eugenio, si è limitato a riconoscere la “terribile vicenda” (sue precise parole) che ci è capitata.

Ecco le citazioni dall’ intervista alla TV portoghese che mi hanno particolarmente interessato, cui aggiungo qualche osservazione.

  • “Voglio essere molto chiaro su questo: l’abuso di uomini e donne della Chiesa – abuso di autorità, abuso di potere e abuso sessuale – è un pugno nell’occhio”.

Come dettagliatamente spiegato, appare “chiaro” che ogni abuso “è un pugno nell’occhio”.
Per noi si è trattato di molto più del classico (per modo di dire) “pugno nell’occhio.

  • “Sì, è vero, la chiesa sta soffrendo, e così via” [in risposta a precisa domanda sulle sofferenze causate dalle ferite nel corpo ecclesiale in Portogallo].

Pungolato sul punto, ha ammesso che ciò non basta ed ha insistito:

  • “Voglio essere molto chiaro su questo: l’abuso di uomini e donne della Chiesa – abuso di autorità, abuso di potere e abuso sessuale – è un pugno nell’occhio perché l’uomo o la donna della Chiesa – sia esso sacerdote religioso o secolare – è stato chiamare a servire e creare unità, a contribuire alla crescita, e l’abuso distrugge sempre“. [La sottolineatura è mia]
  • Non nego l’abuso – anche se fosse uno è mostruoso perché il prete e la suora devono condurre il ragazzo, la ragazza a Dio, e nel fare l’abuso distruggono le loro vite. È mostruoso, sta distruggendo vite. E poi si presentano domande, ‘non è celibato?’. Non è celibato. L’abuso è una cosa distruttiva, umanamente diabolica. Nelle famiglie non c’ è celibato e si verifica anche. Pertanto, è semplicemente la mostruosità di un uomo o di una donna della Chiesa, che è malato in termini psicologici o è malevolo, e usa la sua posizione per la sua soddisfazione personale. È diabolico”.

Parole forti di cui dovrebbe essere ben consapevole chi le ha pronunciate e … trarne le debite conclusioni. Non serve che aggiunga un mio commento.
La premessa: “anche se fosse uno è mostruoso”, mi ha ricordato l’osservazione di San Paolo, peraltro citata dallo stesso papa proprio in relazione al tema degli abusi: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Cor 12,26).
E mi si è riaffacciato il dubbio che la predicazione sia – troppo spesso – un esercizio di pura retorica.
Qualcosa (anzi: molto!) vorrà pur dire se San Francesco – che continua a “predicare” ancora oggi attraverso le testimonianze sulla sua vita tramandateci, perché non ci sono pervenute sue “prediche” scritte – ammonì: … Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere… (Regola non bollata, 1221, cap. XVII: [46]. Emblematica “La predica di San Francesco con frate Ginepro”, fatta pregando mentre attraversavano la città, senza pronunciare una sola parola, perché – spiegò alla fine al frate che lo aveva accompagnato – «Se hai in tasca il profumo del muschio non hai bisogno di raccontarlo a tutti. Il profumo parlerà in tua vece. La predica migliore sei tu».

E tanti altri sono gli spunti di riflessione di derivazione biblica che, quotidianamente, aggravano la pena per i noti motivi con il dover constatare la mancata traduzione nei fatti del messaggio pronunciato con la bocca.
Sarete giudicate dalle opere. Fate quello che dicono… dicono e non fanno…
«Guai a voi, farisei, che… lasciate da parte la giustizia … Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono… Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». (cfr. Lc 11, 42-46)

Mi fermo qui con le riflessioni personali e concludo con la risposta di Bergoglio alla domanda su cosa faccia la Chiesa per curare le ferite causate dagli abusi:

  • “La chiesa ha preso una decisione dopo l’esplosione di Chicago. Al tempo del cardinale Law avvenne l'”esplosione” – se ne accorse e cominciò a seguire casi di abuso. La chiesa sa che il 40 per cento si verifica nei quartieri e nella famiglia, ma qui i consacrati contano nella comunità. E una cosa molto chiara è: tolleranza zero. Zero. Un sacerdote non può continuare ad essere sacerdote se è un abusatore. No, non puoi. Perché è malato o un criminale, non lo so. Ma è chiaramente un paziente. È la mascalzona umana, giusto? Il sacerdote esiste per indirizzare gli uomini a Dio e non per distruggere gli uomini nel nome di Dio. Tolleranza zero. E deve continuare ad esserlo. Soffro di casi di abuso che mi presentano. Io soffro, ma voi dovete affrontarlo”.

“Il sacerdote esiste per indirizzare gli uomini a Dio e non per distruggere gli uomini nel nome di Dio”.

È la considerazione che mi tormenta da quando è iniziato il “calvario” di Eugenio e che ho manifestato in ogni contatto telefonico, che si è intensificato nel corso di questi difficili anni, con una persona (fra le pochissime che ci sono rimaste vicine; alcune pur nella distanza fisica): la distruzione di persone – non cose – al riparo dello scudo del ministero sacerdotale.

Maria Michela Petti
06 settembre 2022